12 Agosto 2023
Un assaggio: Jérôme Jaegle, nel pieno del suo potenziale
All'età di 44 anni, lo chef alsaziano mostra una forza tranquilla, ancorata al territorio in cui è cresciuto e i cui valori si riflettono nella sua cucina, nutrita di emozioni e ricordi. Intuitivo e in costante dialogo con la natura, questo chef umanista continua silenziosamente la sua ascesa.
Testo di Laurence Gounel; traduzione di Virginia Giglio
Aprendo Alchémille nella terra in cui Jérôme Jaegle è nato, questo chef originario di Kaysersberg si ripromette di tornare alle sue radici e di sostenere i valori che ha poi trasmesso ai suoi figli: la forza del territorio, della terra e degli anziani. Se da un lato le pianure, le montagne, i vigneti e il Reno gli offrono un favoloso parco giochi, dall’altro la sua maturità gli dà la libertà di “accontentarsi” delle cose che gli stanno a cuore.
“Tornando qui a tutto ciò che amo – il pesce e i raccolti selvatici, la cacciagione delle foreste – mi rendo conto che non ho mai cucinato in modo così disinvolto. Non voglio più essere dimostrativo. La mia cucina è chiara e diretta e riflette le mie emozioni e la mia sensibilità per il territorio alsaziano.”
Questa consapevolezza è iniziata nei due anni precedenti all’inaugurazione del ristorante, periodo in cui si è preso una pausa per “rimettere tutto a posto”, dopo essersi distinto come concorrente di successo sulla scena nazionale e internazionale. Ed è proprio durante questa pausa che ha scoperto le piante, uno dei fili conduttori della sua cucina (due per piatto, mai di più). “Era la mia meditazione.” Proprio come dormire all’aria aperta, a contatto con la natura, un’abitudine che lo accompagna ancora oggi.
L’edificio che ospita il ristorante dello chef Jérôme Jaegle, un’ex sala corse che racchiude ancora ricordi d’infanzia di quando la frequentava con il nonno, riflette il ritorno dello chef alle sue radici. Situato in una posizione ideale, questo luogo è il punto focale di un ecosistema e di una biodiversità unici, una fonte inesauribile di ispirazione, proprio come una battuta di pesca o un pomeriggio trascorso con i bambini… Dal piatto al più piccolo elemento d’arredo, dai jeans indossati dal personale ai tessuti delle poltrone, fino ai tavoli intagliati nel legno locale dall’ebanista del paese, ogni dettaglio racconta qualcosa dello chef o della regione. Come il bastone da maresciallo all’ingresso, realizzato in legno di acacia che lo chef ha procurato personalmente e il cui scricchiolio discreto riecheggia la sua visione della vita, che non è mai piatta…
“ Nel piatto come nella sala da pranzo, tutto ha un senso e nulla è scelto a caso. Allo stesso modo in cui metto me stesso in ogni piatto, porto tutto il mio team a conoscere un produttore diverso ogni giovedì. Per sensibilizzarli e offrire loro qualcosa di più di un semplice piatto. Questo è il senso di un posto come questo. Significa dare il massimo in ogni dettaglio e a ogni livello. E significa assicurarsi che i prodotti siano curati nei minimi dettagli. Non c’è nulla di banale nel tagliare il pane. Tutto è importante: il coltello utilizzato e anche il burro, che deve essere servito alla giusta temperatura.”
Offrire un piacere non prescinde da una certa autenticità e dal desiderio di distinguersi dalla massa, oltrepassando i confini di una cucina con una forte identità. Come nel caso del lavoro di frollatura del pesce: con un taglio da macellaio che rispetta il tempo di cottura ideale per ogni parte, più o meno grassa, filante o secca, e un periodo di frollatura di 20-30 giorni che esalta i sapori allo stesso modo della carne. Lo stesso approccio su misura viene applicato alla stagionatura interna dei formaggi e alla produzione di tutti i salumi.
Sebbene Jérôme Jaegle fosse “autosufficiente” in fatto di verdure già da molto tempo prima dell’apertura del ristorante, oggi l’orto alimenta l ‘80% dei menu e ci sono cinque appezzamenti di 4.000 m² che, insieme alla politica anti-spreco e alla volontà di sfruttare tutto il pesce e la carne, hanno contribuito a far ottenere al ristorante la stella verde che gli è stata assegnata nel 2020.
I tre alleati di Jérôme Jaegle e le loro tre sfere di competenza
JULIEN SCHAFFHAUSER, SOUS-CHEF
“ È il mio braccio destro ed è con me da quando è nato il ristorante. Fa parte del team principale e gli lascio molto spazio per esprimersi… È raro trovare un partner con cui si possa avere un rapporto di lavoro così stretto. È raro incontrare un partner con il quale si possa avere una tale complicità professionale. Apprezzo la sua visione più giovane e rilassata della cucina.”
FRANÇOIS LA COUR, POTIER
“Ho un grande rispetto sia per il professionista che per l’uomo. Parliamo di texture, forme e smalti, ma non solo: parliamo anche di vita! Il suo lavoro sullo smalto a base di cenere (per noi usa la cenere della nostra stufa a legna) produce bellissimi effetti sfumati.”
JÉRÉMY FUCHS, PESCATORE
“È l’unico pescatore professionista dell’Alsazia. Ha 36 anni e ha preso il posto di un ex pescatore. Ci vuole molto coraggio per uscire con qualsiasi tempo su una barca alle 4 del mattino sul Reno! Mi fornisce una battuta di pesca a settimana. Aspidi, orate, pesci gatto, carpe… Ho accesso a una quarantina di varietà, alcune delle quali sono introvabili altrove.”
Lo chef Jérôme Jaegle è membro di Teritoria, una comunità di ristoratori e albergatori indipendenti che dal 1975 si impegna per l’ospitalità in Europa. Gli albergatori e i ristoratori di Teritoria si impegnano a salvaguardare l’ambiente e a rispettare le persone e gli esseri viventi. Per ricevere direttamente nella vostra casella di posta le storie ispirate dei nostri membri, iscrivetevi alla nostra newsletter. Per regalare a una persona cara un’esperienza indimenticabile a L’Alchémille, visitate la nostra boutique.