10 Giugno 2024
Tra vigneti e ospitalità
Esempio di turismo enologico di qualità, Château Fage unisce l'autenticità di un'azienda vinicola al fascino di un hotel nella regione di Bordeaux.
Autrice: Laurence Gounel
È la più piccola denominazione tra Pomerol e Saint-Émilion: le Graves de Vayres offrono un territorio ideale tra mare e campagna, secondo Guillaume Sévellec, presidente e amministratore delegato di Château Fage, un indirizzo a 4 stelle inaugurato due anni fa. Sono bastati poco più di tre anni di lavoro per trasformare 12.000 m² di vigneti ed edifici in rovina in un sito completo – vigneto, brasserie, hotel – su iniziativa del viticoltore Yves Glotin, che inizialmente voleva semplicemente aumentare le dimensioni del suo vigneto. Ad eccezione della casa padronale e delle tre colombaie, tutti gli edifici in rovina sono stati riprogettati e ristrutturati per creare un luogo stimolante, intimo e ben studiato. Con sole 26 chiavi, l’obiettivo è offrire un’accoglienza personalizzata e abbracciare il turismo lento. Non c’è un’area di ricevimento, ma solo un ampio salone e un primo incontro con la “padrona di casa”, un’occasione per approfondire insieme ciò che state cercando molto prima del vostro arrivo.
Nello stile di un servizio di concierge informale, viene offerto il meglio della regione e delle attività locali: passeggiate in bicicletta tra i vigneti, degustazioni, corsi di cucina, yoga nel cuore della natura… La riconnessione con il mondo esterno e il carattere del territorio sono alla base del soggiorno, anche nelle camere, le cui palette di colori riflettono quelle dei diversi vitigni. Il granato e il giallo paglierino sono completati dagli onnipresenti pavimenti in legno, sughero e rovere massiccio.
Al di là della Responsabilità a tutti i livelli – nessun utilizzo di combustibili fossili, pannelli fotovoltaici sui tetti, riduzione della plastica, riciclaggio dei rifiuti, compost, acqua microfiltrata, ecc… – è lo spirito di una casa di famiglia che prevale a Château Fage. Con un servizio cordiale, una certa spontaneità di scambio, legami che si creano a distanza di sicurezza, un codice di abbigliamento rilassato: camicie di lino, pantaloni chino e scarpe di vinaccia riciclata. La brasserie ha lo stesso spirito di accoglienza, con un’atmosfera familiare e piatti tradizionali a pranzo: uova alla mimosa, testina di vitello, minestrone, guancia di manzo brasata… La sera, il menu è più bistronomico ma altrettanto confortante, con sapori semplici e succhi concentrati.
Decisamente epicureo, l’indirizzo privilegia naturalmente gli abbinamenti cibo-vino ed è unico nel suo genere perché serve ben 16 vini al bicchiere, compresi i grands crus. “La raffinatezza qui si nasconde nei dettagli, nell’offerta ultra-personalizzata e, in definitiva, nel desiderio di piacere”, riassume Guillaume Sévellec.
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